Pesca sostenibile, in mare equilibrio e moderazione

Conservare gli ecosistemi marini e garantire la sicurezza alimentare. L’economia legata alla pesca e al mare può essere sostenibile quando questi due obiettivi sono considerati irrinunciabili e vengono perseguiti attraverso ogni scelta aziendale che riguarda sia l’origine del prodotto che le successive fasi di lavorazione lungo la filiera.

Filiera ittica sostenibile step by step

Il primo passo è l’adozione di un approccio alla pesca improntato alla sostenibilità il che implica la gestione responsabile delle risorse ittiche, il rispetto degli ecosistemi marini e l’attenzione alle esigenze delle comunità locali dipendenti dalla pesca. “Prelevare dal mare solo ciò che serve” è il mantra di chi, come Blu Ocean srl, da anni è impegnato a promuovere la pesca sostenibile e ad adottare pratiche responsabili durante lo svolgimento del proprio operato. Il motivo? Semplice: c’è la piena consapevolezza di quanto sia importante preservare le risorse ittiche e l’ecosistema marino per garantire un futuro sostenibile alle generazioni presenti e future.

Aziende più performanti quelle attente ai temi della sostenibilità 

Ciascun operatore economico, alla luce degli evidenti cambiamenti che sta subendo il clima terrestre e della consapevolezza che le risorse naturali non sono infinite, non può mirare esclusivamente al raggiungimento dei meri obiettivi di natura finanziaria. Uno dei fattori di distinzione che rende un’azienda più performante e più preferita dai consumatori è, infatti, la sua visione più ampia che consideri i temi della sostenibilità. Che nel caso delle attività produttive e delle aziende si declina a tutto tondo e guarda al miglioramento del benessere e della qualità delle persone coinvolte, alla minimizzazione dell’impatto ambientale e al miglioramento dei processi produttivi.

In mare equilibrio e moderazione

La sostenibilità della filiera ittica passa necessariamente dall’adozione di pratiche di pesca selettive che proteggano le specie minacciate e riducano al minimo il “bycatch” ovvero le catture accessorie non target. Altrettanto importante è il rispetto delle normative con particolare riferimento al fermo biologico e alle quote di pesca che, per evitare il sovrasfruttamento delle risorse ittiche e garantire la riproduzione dei pesci – soprattutto delle specie a rischio spopolamento – sono imposte dalla Ue e sono basate su valutazioni scientifiche. 

Chi sposa la filosofia della pesca sostenibile, dunque, come ha fatto Blue Ocean srl, protegge la biodiversità e lascia in mare abbastanza pesci da permettere alle diverse specie di riprodursi. 

Non predazione, dunque, ma equilibrio e moderazione. È questo il moderno modo di intendere economicamente la pesca in totale antitesi alla eccessiva industrializzazione del settore, che nei decenni passati, con l’intensivo sfruttamento delle risorse ittiche e senza nessun rispetto dei naturali ritmi dell’ecosistema, ha provocato l’impoverimento delle risorse marine. 

La filosofia di Blu Ocean in un progetto di filiera

Tutto questo sta alla base del pragmatico progetto di filiera approvato con decreto del Ministero delle Politiche Agricole, ministero da cui dipende la pesca e l’itticoltura, che vede tra i partner Blu Ocean srl. Un progetto che traguarda un’obiettivo ambizioso: riuscire a far fronte alla crescente domanda di prodotti di eccellenza da parte di consumatori che, nella scelta degli alimenti, pongono attenzione al rispetto delle norme sul lavoro, dell’ambiente, delle condizioni di vita degli animali, alle questioni connesse ai cambiamenti climatici e alla riduzione della produzione di plastiche.

Il progetto di filiera a cui partecipa Blu Ocean è volto ad incrementare la sostenibilità ambientale, economica e sociale del “sistema pesca multispecie di eccellenza”. «Vogliamo valorizzare e qualificare il prodotto di filiera, agevolando la scelta di acquisto consapevole da parte del consumatore», spiega Antonio Lo Coco di Blu Ocean.

Trasparenza e tracciabilità a tutela dei consumatori e dei pescatori

Ma come garantire all’acquirente finale che il prodotto ittico proviene da filiera di pesca sostenibile e legale? La tracciabilità e la trasparenza, anzitutto e poi il ricorso ad organismi di certificazione internazionale come il Marine Stewardship Council (MSC) che svolgono un ruolo fondamentale nel garantire che i prodotti ittici provengano da fonti sostenibili e che siano rintracciabili fino alla fonte.

Sostenibilità estesa a tutta la filiera e a tutto tondo 

La sostenibilità della filiera della pesca non riguarda solo le attività di pesca in mare, ma anche la gestione delle fasi successive, come la lavorazione, la distribuzione e la commercializzazione del pesce. È cruciale ridurre al minimo gli sprechi lungo l’intera catena di approvvigionamento, ad esempio attraverso pratiche di congelamento e conservazione a basso impatto ambientale. Ecco perché molte aziende del settore pongono molta attenzione, in ambito energetico, a ridurre i consumi e a privilegiare l’uso delle rinnovabili, meglio se autoprodotte.

Investire in pratiche di pesca sostenibile non solo protegge gli ecosistemi marini e le specie ittiche, ma contribuisce anche al benessere delle comunità costiere dipendenti dalla pesca. Le pratiche sostenibili aiutano a preservare le tradizioni culturali legate alla pesca e a garantire la sicurezza alimentare per le generazioni future.

La necessità di un impegno “corale”

Se vogliamo garantire la salute degli oceani, la conservazione delle risorse ittiche e il sostentamento delle comunità locali serve un impegno corale. Non solo quello delle aziende che operano nel settore ma anche delle amministrazioni locali che possono con scelte mirate che vanno dall’istituzione di aree marine e costiere protette all’incoraggiamento di forme di pesca, di allevamento ittico e di turismo rispettose della vita del mare, possono comunque soddisfare le aspettative di reddito delle aree marinare. 

E infine quello dei consumatori. Sono le scelte di acquisto consapevoli che premiano chi promuove e valorizza la pesca responsabile e sostenibile a convincere anche altri operatori ancora “resistenti” ad abbracciare e condividere le buone pratiche che possono assicurare un futuro prospero per il settore ittico e per l’ambiente marino.

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